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Thinking aloud: cos'è e quando conviene

Scritto da Lorenzo Fanetti | 22-lug-2020 22.00.00

Il thinking aloud è, secondo Jakob Nielsen del celeberrimo Nielsen/Normal Group, il principe degli usability test. Scopriamo le caratteristiche e i vantaggi di questa tecnica e impariamo soprattutto a conoscere come può aiutare siti, app e e-commerce e come viene adottato dal crowdtesting.

 

Thinking aloud: una definizione e i suoi vantaggi

Il thinking aloud è una tecnica tipica dei test di usabilità e, come suggerisce il nome, richiede all’utente di esprimere a parole e ad alta voce (appunto, aloud) quali sono i suoi pensieri, le sue azioni, le sue intenzioni e le difficoltà incontrate durante l’interazione con un prodotto o un servizio testato.

Per un thinking aloud ad arte, è necessario fornire all’utente non solo il prodotto da testare, ma una serie di compiti da portare a termine e di verbalizzare i propri pensieri mentre esplora e tenta di raggiungere l’obiettivo. Il risultato è merce preziosa: il thinking aloud permette infatti di avere insight qualitativi, ovvero informazioni che, in altro modo, sarebbero difficilmente rilevabili perché coinvolgono riflessioni, aspettative e criticità.

Tra i vantaggi del thinking aloud:

  • catturare preferenze sul prodotto e quindi la sua efficacia in tempo reale (proprio durante l’uso!) ed evitare di affidarsi a survey post-fruizione;
  • sottolineare e commentare fraintendimenti comuni su alcuni elementi e trarre consigli su un possibile redesign;
  • se utilizzato in fase di design, permette di tranquillizzare gli UX designer sulla bontà delle scelte che hanno fatto, o aiutarli a fare una scelta (A/B testing);
  • avere una comprensione migliore del modello mentale dell’utente, come una vera “finestra sull’animo”.

 

Thinking aloud: per quali prodotti è ideale

La definizione di thinking aloud e quella di user experience si riflettono: entrambi sono il racconto delle esperienze (emozioni, percezioni, pain point) che un utente ha provato o acquisito nell’interazione.

Questa sua caratteristica lo rende adattabile a qualsiasi prodotto digitale (siti, app, mobile design, e-commerce, un gioco) che necessita di un test di usabilità, ma anche estremamente flessibile in ogni fase del ciclo di sviluppo. Il thinking aloud sa inoltre inserirsi perfettamente nella gestione di progetti con metodologia Agile intervenendo dai primi prototipi di carta fino all’implementazione finale o integrandosi con altri test più funzionali.

Questa tecnica di pensiero ad alta voce può essere adottata inoltre per analizzare i flussi di navigazione di un prodotto complesso end2end. Il thinking aloud rivela i percorsi mentali dell’utente, i processi cognitivi e le abitudini d’uso sia con una precisa user experience (UX) che con una user interface (UI) più o meno delineata.

 

Il valore aggiunto del crowd nella metodologia thinking aloud

La tecnica del thinking aloud è particolarmente usata nel crowdtesting, ovvero in piattaforme e servizi che si avvalgono di una community di tester profilati a cui sottoporre un prodotto in diverse fasi del suo rilascio.

L’attenzione all’esperienza d’uso di un servizio o prodotto digitale è sempre più forte. Per questo il crowdtesting è un asset fondamentale: offre una prospettiva oggettiva e supportata tipica dei tester affini al target dell’interazione da testare e che forniscono evidenze empiriche a intuizioni progettuali e input di design.

Il crowdtesting sfrutta il thinking aloud per analizzare le registrazioni dei tester mentre portano a termine i task indicati. Questa fase di individuazione dei task è importante soprattutto quando il test viene condotto in modalità da remoto: sarà infatti necessario preparare un caso d’uso con obiettivi precisi (non preoccuparti, a questo penseranno i Quality Leader!). Solo comprendendo bene il task, il tester può raccontare ad alta voce le sue impressioni, in quanto tempo trova le informazioni oppure cosa non è funzionato rispetto le sue aspettative.

Le registrazioni video e audio sono poi rielaborate e condensate dal nostro network di ricercatori UX in un report che categorizza le narrazioni più comuni e mette in evidenza i punti di frizione e i possibili miglioramenti, così come gli aspetti che hanno impattato positivamente sull’esperienza d’uso. Altro enorme vantaggio, ancor più significativo in questo periodo: il test non necessita di vicinanza fisica perché si fa da remoto.

Sì, si può dire davvero ad alta voce: una user experience memorabile passa dai suggerimenti emersi durante il thinking aloud.