Perché un’azienda dovrebbe fare prototype testing? Può sembrare una domanda banale, ma un prodotto ha successo solo se soddisfa le esigenze del pubblico a cui si rivolge. Altrimenti va modificato, integrato e aggiornato finché non si allinea con le aspettative del suo utente, e questo a prescindere dal fatto che sia un prodotto digitale o fisico.
Purtroppo, scoprire lacune, bug e difetti quando il prodotto è già online o sugli scaffali dei negozi significa subire un impatto economico e/o reputazionale enorme. Ed è proprio per questo che esistono la prototipazione e il prototype testing.
Il prototipo è una rappresentazione semplificata e tangibile di un prodotto non ancora finito. Potremmo considerarlo una fase intermedia tra l’idea e il risultato finale, che le aziende adottano per testare e validare le loro idee, per raccogliere dei feedback e orientare ulteriori azioni nel processo di sviluppo.
Se lo osserviamo dal punto di vista strategico, il prototipo è una forma di mitigazione del rischio, perché evita all’azienda di trovarsi con un prodotto inadeguato quando non può più tornare indietro.
Il prototype testing è una pratica comune nello sviluppo dei prodotti e consiste nel sottoporre il prototipo a utenti in carne ed ossa per ottenere feedback, valutazioni e opinioni precise. Le aziende adottano il prototype testing per diversi scopi, e in particolare per:
Se il prodotto è digitale (come un’applicazione o un sito web ), l’idea del prototype testing non è tanto quella di scovare i bug, ma soprattutto di valutare aspetti fondamentali come l’usabilità , la user experience , l’efficacia della grafica e del copy , il design dell’interfaccia e la fluidità di navigazione.
Il test può essere eseguito in ogni fase di sviluppo e solitamente viene ripetuto più volte nel corso del tempo per avvicinare progressivamente il prodotto ai desiderata di chi lo userà per davvero.
I prototipi vengono classificati sulla base del grado di fedeltà al prodotto finale. A seconda della fidelity, infatti, l’azienda può ottenere informazioni diverse. Ad esempio, un prototipo digitale a basso grado di fedeltà (come un wireframe) fornisce informazioni utili su elementi chiave del design, sull’architettura delle informazioni e sulle interazioni di base, mentre una versione più simile a quella definitiva permette di valutare l’impatto delle immagini e del copy, nonché di tutte le funzionalità e dei processi interni all’applicazione.
A livello pratico, come si testa un prototipo? Di quali strumenti c’è bisogno e che processo seguire? Per rispondere a queste domande, abbiamo ipotizzato un percorso in 6 passi.
Poche aziende possono permettersi di sbagliare prodotto. Per loro fortuna, oggi esistono tool e servizi con cui mitigare il rischio e aumentare in modo drastico le chance di successo: il prototype testing è uno di questi. Tutto sta a cogliere questa opportunità e, se mancano le competenze, a farsi guidare dal partner giusto.